L’8 dicembre 2000, in un parco de l’Avana, a Cuba, viene posata una statua in bronzo di John Lennon nella quale è raffigurato seduto su una panchina. Di fianco a lui c’è un spazio per consentire ai visitatori sedersi accanto.
Sono un sognatore, ma non sono l’unico
«Direte che sono un sognatore, ma non sono l’unico». Questa frase presa in prestito dal testo di Imagine è incisa sul basamento della statua in bronzo realizzata dallo scultore José Villa Soberon. La scultura, che lo ritrae in camicia, seduto su una panchina, sarebbe piaciuta al buon Lennon il quale forse avrebbe trovato da ridire per le celebrazioni del ventennale della sua morte a pochi mesi dal suo sessantesimo compleanno, festeggiato perché «quelli come lui non muoiono mai». Un paradosso? No. È il destino dei poeti mediatici di questi anni confusionari sempre in bilico tra emozioni, eventi e mercato. E forse un po’ di ragione ce l’ha anche sua sorella Julia che, con rabbia, chiede alle autorità di Liverpool di annullare le commemorazioni ufficiali della morte perché «non si celebra un assassinio».
Fidel in prima fila
Chi ha voluto il monumento al leader dei Beatles è stato soprattutto Abel Prieto, l’ex presidente dell’Unione degli scrittori e degli artisti cubani nominato ministro della cultura nel 1997. Appassionato dei Beatles e del rock, Prieto accarezzava da tempo l’idea di far costruire all’Avana un monumento dedicato a Lennon e l’8 dicembre 2000 il desiderio si è realizzato. Alle cinque del pomeriggio di quel giorno, Prieto con Fidel Castro, il presidente del parlamento Ricardo Alarcón de Quesada e il cantautore Silvio Rodríguez si è diretto al parco di Calle 17 al Vedado accompagnato da una piccola folla. Poi Fidel ha scostato il lenzuolo che copriva la panchina/monumento sotto il flash dei fotografi.