Il carretto siciliano
Un'icona scomparsa- Paola Corso
- 23 febbraio 2023
Intarsi dalla laboriosa manifattura, coloratissimi dipinti e fastosi ornamenti nel carretto siciliano si uniscono in un’armonia perfetta: una piccola opera d’arte in movimento. I variopinti disegni, la potenza dei colori, le sgargianti figure divennero preziosi “libri in movimento” per narrare le vite dei Santi, le gesta dei sovrani, i Vespri Siciliani, le avventure dei paladini ed altri episodi storici, letterari, leggendari. Originariamente il carretto era semplice ed essenziale, poi l’usanza di decorarlo nacque per emulare le fastose carrozze della nobiltà. Questo vezzo divenne occasione per ostentare la bravura dei pittori e l’agiatezza del committente.
Ogni parte del carretto evidenziava le laboriose competenze delle maestranze siciliane: carradori e carrozzieri sceglievano i legni; l’intagliatore smussava gli angoli e creava figure scolpite. Il decoratore e il pittore “illuminavano” il prezioso carro con i colori della Sicilia: i gialli del vibrante sole, il turchese del mare e la porpora della lava e della calda terra. Per finire il carretto occorreva ancora il fabbro per gli elementi in ferro e il bardatore per le bardature dei cavalli. A questo punto, bisognava prendersi cura dell’animale da traino (mulo, asino o cavallo) che il “siddaru” vestiva a festa con ornamenti e pennacchi colorati e con campanelle di svariate dimensioni e suoni.
Nei primi del 900, ma soprattutto nel secondo dopoguerra, la motorizzazione fece cadere in disuso il carretto sebbene, con la sua forte personalità, sia rimasto l’oggetto più conosciuto e significativo dell’arte popolare siciliana e il simbolo per eccellenza dell’iconografia folcloristica isolana. Nonostante le botteghe specializzate siano ormai rare e il carretto sia quasi scomparso, resta intatto il fascino che suggestionò l’opera di Renato Guttuso e che ancor oggi influenza tanti stilisti che ne ripropongono le pitture nelle collezioni di abiti e accessori.
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