Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Goekhan Erdogan – Ere I Am. The Ghost in the Machine
La storia di questa mostra e quella del suo artista, Goekhan Erdogan (noi lo chiamiamo Gkan), inizia da una “cimice” nel sistema.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
A great solo exhibition, the launch of a new book series: “i sedicesimi”,
the reoccupation of a medieval lavatoio
A Brescia “la ferrea”
Ere I Am
The Ghost in the Machine
Goekhan Erdogan
Coach: Ilaria Bombelli
3 Ottobre 2009
Benvenuti nella vostra desertica realtà
Goekhan Erdogan
alias Gkan
Ready-references: Frankfurt at Main, 1978, photocopy machine, paperblocks,
“ripping” process, ID card, follow the White Rabbit,
a bug in the system
Se il Caso, come diceva qualcuno, è lo stratagemma usato da Dio (il Motore Immobile) quando agisce in incognito, allora è stata tutta un’idea sua. A buon rendere. Ci vale un debutto in smoking e scarpe di vernice.
La storia di questa mostra e quella del suo artista, Goekhan Erdogan (noi lo chiamiamo Gkan), inizia da una “cimice” nel sistema. Tu chiamale, se vuoi, coincidenze, o fatalità (preferiamo sempre il fato alla provvidenza), contrattempi, incontri, ritorni. Quegli improvvisi e radicali, imprevedibili slittamenti, strappi e discontinuità che ci grandinano addosso come una castagnola, disormeggiandoci dal trapezio al momento della presa. Dalla piroetta al capitombolo. È sempre per un ruzzolone che si spia il futuro ~ o il passato. Un po’ come succede, per intenderci, con quell’animale da cortile sovversivo e capriccioso. Quello con un solo occhio, il becco adamantino e le orecchie di pelliccia. Ecco, se prima avremmo scommesso di aver avuto davanti un’anatra, dopo l’interferenza della cimice giureremmo in verbo magistri che si trattava senza dubbio di un coniglio. Tutta un’altra storia. Eppure, è la stessa (voilà che la metafora del “motore immobile” ci torna utile). […]
ERE I AM
Il Caso, dicevamo. La rivelazione sgravata d’ogni dramma. Magnifico esercizio di fiuto. I suoi corsi e impropri ricorsi. Vidi per la prima volta un’opera di Gkan nell’appartamento di un amico ~ il silo numero 10 di una ex fabbrica della Richard Ginori, alla periferia di Milano. La casa di Ian oggi non esiste più, eppure, sembrava promesso a conservarsi incolume quell’angolo di parete dall’intonaco sbucciato, con il tavolino in formica verde da rigattiere a far da modesto piedistallo al vecchio grammofono in ottone. Appeso ad uno spago, pencolava il modellino in metallo pesante di un caccia Messerschmitt Me 262, proprio sopra il fossile lacustre, stimmate alabastrina dall’iride perfetta, e il cicalino dell’SOS con incisa la data del 6 giugno 1944. Sottolineatura drammatica a margine, l’equazione “painting = pain thing”, che una notte Vaso aveva scritto con l’indelebile nero su un’asserella di legno del suo studio-garage.
Allo sbaraglio, in questa congrega d’ambasciatori fantasma di un tempo che fu, un cammèo pietroso di carta e colla azzollate, con intinto il volto di un giovane uomo, cionco e strucinato, immerso in un’oscurità vesprina, accentata dal pullover nero a collo alto e dalla folta chioma corvina. Qualche mese dopo, in un freddissimo giorno d’inverno (in Italia avevamo appena superato i terribili “giorni della merla”), a quel ragazzo avrei offerto la colazione. E lui, in cambio, mi avrebbe portato un cartoccio di canditi.
In quell’immagine grigiolata e marezzata d’aloni estesi, Gkan fissa nervosamente l’obiettivo di una macchinetta automatica per fototessere, del tipo che si trovano agli angoli delle strade o in metropolitana. Non s’immaginava certo che quello scatto a basso costo sarebbe stato ruminato, ribattuto e rifritto dalla macchina fotocopiatrice, intrugliato in un impasto di risme e mastice, raschiato e scorticato, per finire, chissà come, in un deposito abbandonato di una manifattura di porcellana nel milanese o, ad una novantina di chilometri di distanza, sul nudo tramezzo di un vecchio lavatoio sotterraneo chiuso da oltre mezzo secolo. Quel giorno Gkan doveva solo fare una fotografia per rinnovare il suo passaporto. La ventola per l’asciugatura continuava a mulinare. La questura si trovava dall’altra parte della città, e lui era già maledettamente in ritardo. […]
ERE ART
Goekhan Erdogan nel 2009 ha trentuno anni. Cresciuto nei sobborghi di Francoforte sul Meno, il fiume che ispirò alla città il soprannome di “Mainhattan”, Gkan è l’unico in famiglia ad essere nato su suolo tedesco. In casa sua si parlava quasi sempre in turco. Erano appena iniziati gli anni settanta, quelli di Starsky&Hutch e dei primi movimenti di liberazione ~ in Turchia quelli di un governo stretto nella morsa dei gruppi armati e del secondo colpo di stato (1971) ~ quando i coniugi Erdogan, entrambi originari di Istanbul, emigrano con il loro primo figlio in Germania. […]
The Ghost in the Machine
Estratti dal catalogo ita/eng della mostra “Gökhan Erdogan: ERE I AM. THE GHOST IN THE MACHINE”
Numero Pilota de “i sedicesimi”: una nuova collana editoriale di Shin Production, Italy/New York
(Visionary Editor: Massimo Tantardini; Series Director: Ilaria Bombelli)
Info: ufficio.recupero.informazioni@gmail.com
Ere I Am. The Ghost in the Machine
Goekhan Erdogan
Ex Lavatoio sotterraneo, Piazza Tebaldo Brusato, Brescia (Italy)
Coach: Ilaria Bombelli
Apertura al pubblico: sabato 3 ottobre 2009 dalle 18 alle 24; domenica dalle 10 alle 16 su appuntamento
Mostra realizzata in collaborazione con: A2A SpA
Sponsorized by: I.E.S. - Iniziative Energetiche Sostenibili, Brescia, Italy
In partnership con: Hochschule für Gestaltung Offenbach am Main
Coaching Staff:
Ufficio Recupero Informazioni: Jane Doe
L’anonimo mascherato: Emmanuel Pollaud-Dulian
Il miglior traduttore di via Busdraghi: The Toxy Grumble
Il nemico pubblico numero uno: Samuele Menin
L’uomo dalla Bicicletta pulita
La squadra dei ghostbusters: Davide Fragomeno, Rocco Vergani, Stefano Lusardi
The video machines: Elena Serpotta & Marco Fantacuzzi
Cin-Cin Valentina Cinetto - Professione: Reporter
I soliti ignoti: Matricola712901, Néné and Bomba
e i “piccoli preti storti e malfatti”* del Bar Giovanni
*come i “ragazzi” del bar chiamano la vecchia classe politica italiana di inizio anni ’70.
Con la Super-Visione di: Hollywood (Bomb Belly Enterprise)
Lavorazione: 28 giorni (3 notti)
the reoccupation of a medieval lavatoio
A Brescia “la ferrea”
Ere I Am
The Ghost in the Machine
Goekhan Erdogan
Coach: Ilaria Bombelli
3 Ottobre 2009
Benvenuti nella vostra desertica realtà
Goekhan Erdogan
alias Gkan
Ready-references: Frankfurt at Main, 1978, photocopy machine, paperblocks,
“ripping” process, ID card, follow the White Rabbit,
a bug in the system
Se il Caso, come diceva qualcuno, è lo stratagemma usato da Dio (il Motore Immobile) quando agisce in incognito, allora è stata tutta un’idea sua. A buon rendere. Ci vale un debutto in smoking e scarpe di vernice.
La storia di questa mostra e quella del suo artista, Goekhan Erdogan (noi lo chiamiamo Gkan), inizia da una “cimice” nel sistema. Tu chiamale, se vuoi, coincidenze, o fatalità (preferiamo sempre il fato alla provvidenza), contrattempi, incontri, ritorni. Quegli improvvisi e radicali, imprevedibili slittamenti, strappi e discontinuità che ci grandinano addosso come una castagnola, disormeggiandoci dal trapezio al momento della presa. Dalla piroetta al capitombolo. È sempre per un ruzzolone che si spia il futuro ~ o il passato. Un po’ come succede, per intenderci, con quell’animale da cortile sovversivo e capriccioso. Quello con un solo occhio, il becco adamantino e le orecchie di pelliccia. Ecco, se prima avremmo scommesso di aver avuto davanti un’anatra, dopo l’interferenza della cimice giureremmo in verbo magistri che si trattava senza dubbio di un coniglio. Tutta un’altra storia. Eppure, è la stessa (voilà che la metafora del “motore immobile” ci torna utile). […]
ERE I AM
Il Caso, dicevamo. La rivelazione sgravata d’ogni dramma. Magnifico esercizio di fiuto. I suoi corsi e impropri ricorsi. Vidi per la prima volta un’opera di Gkan nell’appartamento di un amico ~ il silo numero 10 di una ex fabbrica della Richard Ginori, alla periferia di Milano. La casa di Ian oggi non esiste più, eppure, sembrava promesso a conservarsi incolume quell’angolo di parete dall’intonaco sbucciato, con il tavolino in formica verde da rigattiere a far da modesto piedistallo al vecchio grammofono in ottone. Appeso ad uno spago, pencolava il modellino in metallo pesante di un caccia Messerschmitt Me 262, proprio sopra il fossile lacustre, stimmate alabastrina dall’iride perfetta, e il cicalino dell’SOS con incisa la data del 6 giugno 1944. Sottolineatura drammatica a margine, l’equazione “painting = pain thing”, che una notte Vaso aveva scritto con l’indelebile nero su un’asserella di legno del suo studio-garage.
Allo sbaraglio, in questa congrega d’ambasciatori fantasma di un tempo che fu, un cammèo pietroso di carta e colla azzollate, con intinto il volto di un giovane uomo, cionco e strucinato, immerso in un’oscurità vesprina, accentata dal pullover nero a collo alto e dalla folta chioma corvina. Qualche mese dopo, in un freddissimo giorno d’inverno (in Italia avevamo appena superato i terribili “giorni della merla”), a quel ragazzo avrei offerto la colazione. E lui, in cambio, mi avrebbe portato un cartoccio di canditi.
In quell’immagine grigiolata e marezzata d’aloni estesi, Gkan fissa nervosamente l’obiettivo di una macchinetta automatica per fototessere, del tipo che si trovano agli angoli delle strade o in metropolitana. Non s’immaginava certo che quello scatto a basso costo sarebbe stato ruminato, ribattuto e rifritto dalla macchina fotocopiatrice, intrugliato in un impasto di risme e mastice, raschiato e scorticato, per finire, chissà come, in un deposito abbandonato di una manifattura di porcellana nel milanese o, ad una novantina di chilometri di distanza, sul nudo tramezzo di un vecchio lavatoio sotterraneo chiuso da oltre mezzo secolo. Quel giorno Gkan doveva solo fare una fotografia per rinnovare il suo passaporto. La ventola per l’asciugatura continuava a mulinare. La questura si trovava dall’altra parte della città, e lui era già maledettamente in ritardo. […]
ERE ART
Goekhan Erdogan nel 2009 ha trentuno anni. Cresciuto nei sobborghi di Francoforte sul Meno, il fiume che ispirò alla città il soprannome di “Mainhattan”, Gkan è l’unico in famiglia ad essere nato su suolo tedesco. In casa sua si parlava quasi sempre in turco. Erano appena iniziati gli anni settanta, quelli di Starsky&Hutch e dei primi movimenti di liberazione ~ in Turchia quelli di un governo stretto nella morsa dei gruppi armati e del secondo colpo di stato (1971) ~ quando i coniugi Erdogan, entrambi originari di Istanbul, emigrano con il loro primo figlio in Germania. […]
The Ghost in the Machine
Estratti dal catalogo ita/eng della mostra “Gökhan Erdogan: ERE I AM. THE GHOST IN THE MACHINE”
Numero Pilota de “i sedicesimi”: una nuova collana editoriale di Shin Production, Italy/New York
(Visionary Editor: Massimo Tantardini; Series Director: Ilaria Bombelli)
Info: ufficio.recupero.informazioni@gmail.com
Ere I Am. The Ghost in the Machine
Goekhan Erdogan
Ex Lavatoio sotterraneo, Piazza Tebaldo Brusato, Brescia (Italy)
Coach: Ilaria Bombelli
Apertura al pubblico: sabato 3 ottobre 2009 dalle 18 alle 24; domenica dalle 10 alle 16 su appuntamento
Mostra realizzata in collaborazione con: A2A SpA
Sponsorized by: I.E.S. - Iniziative Energetiche Sostenibili, Brescia, Italy
In partnership con: Hochschule für Gestaltung Offenbach am Main
Coaching Staff:
Ufficio Recupero Informazioni: Jane Doe
L’anonimo mascherato: Emmanuel Pollaud-Dulian
Il miglior traduttore di via Busdraghi: The Toxy Grumble
Il nemico pubblico numero uno: Samuele Menin
L’uomo dalla Bicicletta pulita
La squadra dei ghostbusters: Davide Fragomeno, Rocco Vergani, Stefano Lusardi
The video machines: Elena Serpotta & Marco Fantacuzzi
Cin-Cin Valentina Cinetto - Professione: Reporter
I soliti ignoti: Matricola712901, Néné and Bomba
e i “piccoli preti storti e malfatti”* del Bar Giovanni
*come i “ragazzi” del bar chiamano la vecchia classe politica italiana di inizio anni ’70.
Con la Super-Visione di: Hollywood (Bomb Belly Enterprise)
Lavorazione: 28 giorni (3 notti)
03
ottobre 2009
Goekhan Erdogan – Ere I Am. The Ghost in the Machine
Dal 03 al 04 ottobre 2009
arte contemporanea
Location
EX LAVATOIO SOTTERRANEO
Brescia, Piazza Tebaldo Brusato, (Brescia)
Brescia, Piazza Tebaldo Brusato, (Brescia)
Orario di apertura
domenica dalle 10 alle 16 su appuntamento
Vernissage
3 Ottobre 2009, dalle 18 alle 24
Ufficio stampa
SILVIA MACCHETTO
Autore
Curatore